- È partita la corsa verso le Federali di ottobre. Per quale motivo ha deciso di candidarsi?

Da sempre sono stato affascinato “dalla cosa” pubblica (forsanche trent’anni fa con un pizzico di disincanto) convinto si potesse cambiare il mondo. Ho sempre creduto ad un principio fondamentale della nostra vita: se desideri che si avveri un desiderio, devi concorrere perché ciò avvenga. È per questo che rivendico a voce alta di essere parte della soluzione. Parte che, se gli elettori lo vorranno,  intendo portare a Berna. Sono consapevole che per correre alle Nazionali serve una bella dose di esperienza, coraggio ed entusiasmo, elementi questi ultimi che credo di aver acquisito  (in trincea) nel corso della mia vita. Quindi corro per Berna principalmente per una sana autodeterminazione, per il bene del partito, per il bene del Ticino e della Svizzera: ma soprattutto per “la nòsa gent”.

 

- Chi è Marcello Tonini?

Di solito queste domande vanno poste agli altri, a coloro che ti conoscono! Ma ci provo: sono anzitutto un figlio molto grato ai propri genitori, per avermi messo al mondo e amato, ma soprattutto per avermi insegnato quei valori famigliari e cristiani, quali la sincerità e l’amore verso il prossimo. Mi hanno trasmesso sani principi, semplici, volti al rispetto di sé stessi e quello verso gli altri. Ho ereditato la forza di mio padre, strumento indispensabile per affrontare le sfide difficili di una vita da disabile. Mentre da mia madre l’anima sensibile e dolce che ha permesso di limare le parti più spigolose del mio carattere e mitigare la mia esuberante passione. Sono fondamentalmente me stesso, un appassionato della vita.

 

  - Con quale spirito affronta la tornata elettorale?

Con lo spirito di colui che sa di potersi mettere in gioco. Consapevole delle mie risorse e certo di poter rappresentare al meglio il Ticino, con la passione nel cuore votata al bene del paese e dei suoi cittadini. Affronto queste elezioni con i piedi e le ruote per terra, gli attuali uscenti hanno svolto un buon lavoro e la loro elezione è più semplice di quanto possa essere la mia. Tuttavia il mio orgoglio, la mia fermezza e la volontà nel dedicare del prezioso tempo a questa sfida, è figlia del desiderio di vincerla. Sarei immensamente grato a tutti i ticinesi dovessi essere preferito agli altri, consapevolmente pronto a mettere in campo più di chi mi ha preceduto: questa è l’unica promessa che io onestamente mi sento di potervi fare.

 

- Ha uno slogan?

Sì: sto correndo per Berna!

 

 - Quali temi a suo avviso dovrebbero avere la priorità nell'agenda politica?

Nel corso della sua storia la Svizzera si è sempre distinta per essere un punto di riferimento, un modello di libertà e democrazia, nel rispetto delle diverse anime che la compongono. Mentre al di là dei confini del nostro paese crescono sentimenti di confusione risultato di una scriteriata politica dei paraocchi. È tangibile  l’impoverimento culturale fonte di frustrazione e disperazione dei cittadini dell’UE, ai quali va offerta l’occasione per imparare dal nostro modello federalista. Di conseguenza la politica estera è fra i temi prioritari, affermando con forza la nostra indipendenza Nazionale, rifiutando ogni velleità di annessione, rinegoziando per contro gli accordi con l’UE.  Mentre all’interno del nostro Paese per me le priorità da mettere in agenda sono dettate da: l’occupazione, la pianificazione del territorio, le sfide per il finanziamento del nostro invidiato “welfare”. Inoltre un progetto a cui tengo, per difendere e rafforzare la coesione nazionale, mira a sostenere una più ampia e radicale modifica delle leggi sul promovimento economico. Una politica economica che meglio interpreti le necessità di sviluppo delle regioni di quanto fatto oggi, multidisciplinare che sappia guardare con un occhio di riguardo a quelle regioni dalla cui attuale attuazione delle misure (politiche a compartimenti stagni) si sortisce un triste ulteriore impoverimento del territorio.

 

- Durante il recente Congresso di Locarno ha detto di sentirsi fortunato di essere nato in Svizzera. Per quale motivo?

Nel corso della mia vita ho avuto la fortuna di visitare diversi paesi e posso dirvi senza essere smentito che se fossi nato fuori dai confini nazionali, la mia vita sarebbe stata un’altra, decisamente peggiore. Fossi nato in Siria o in un altro paese in guerra, sarei sulla lista dei sacrificabili: quale effetto collaterale dei conflitti. Per questa ragione ogni giorno quando mi sveglio, ringrazio Dio di avermi dato i natali in Svizzera, in Ticino e in Vallemaggia.  Nascere in questo paese significa, per ogni individuo, uomo o donna, sano o malato, atleta o disabile, giovane o vecchio … disporre di uno stato sociale unico, il migliore al mondo.  Vivere in un Paese la cui cultura sociale permette e difende la vera integrazione, l’autodeterminazione, l’accompagnamento, il sostegno e il superamento delle barriere mentali e fisiche, rappresenta per tutti un privilegio. Ha rappresentato e rappresenta per me il privilegio di essere oggi qui con voi, di una vita vissuta nella normalità.

 

- Inoltre ha affermato che, vivendo su una sedia a rotelle, ha sviluppato una spiccata sensibilità per quanto riguarda le tematiche sociali. Dove ritiene si debba intervenire?

Vivere la disabilità significa confrontarsi con le paure e i demoni, collettivi ed individuali, tuoi e degli altri. Una sorta di specchio che rimanda ciò che tendenzialmente la società rifiuta, sin tanto non accade di ammalarti o di subire un incidente invalidante.  Il mio vissuto personale, la mia formazione del campo sociale (Operatore sociale), anni di lavoro in vari ambiti sociali, hanno concorso perché sviluppassi una attenzione particolare per le persone più fragili della nostra società. Vi sono molti ambiti sociali in cui ritengo necessario intervenire, fra essi segnalo il seguente: nell’ambito della prossima revisione dell’AI vorrei adoperarmi per migliorare la tempistica, l’accompagnamento quotidiano e la collaborazione tra i vari attori in campo per un maggior sostegno ai bambini e ai giovani disabili, nonché  alle persone affette da malattie psichiche. Una loro presa a carico migliore produce una migliore integrazione. Per contro, vanno rafforzati i controlli e perseguite quelle persone che approfittano di rendite e/o assegni integrativi (falsi invalidi) a scapito di coloro che ne hanno veramente bisogno.

 

- Ci può dare la sua definizione di diversità?

Normalità differenziata! Va da sé che non esiste un modello normalizzante, esiste solo nell’immaginario collettivo. La verità è che, di principio, siamo fondamentalmente tutti disabili, cioè con abilità diverse. 

 

- Di professione è amministratore delegato di Radio Fiume Ticino. Qual è il ruolo dei media nella politica?

La relazione fra media e politica è articolata, eterogenea e ha più facce. In gran parte è dipeso dal fatto che i media sono la parte centrale dell’informazione contribuendo, in modo più o meno marcato, a influenzare i processi decisionali in ambito politico, economico e sociale e soprattutto sulla formazione delle idee dell’opinione pubblica. I media hanno di fatto un ruolo importante e fondamentale nella diffusione delle informazioni, non solo selezionando e riportando le notizie, soprattutto fornendo una chiave di lettura degli avvenimenti e contribuendo a far familiarizzare i cittadini con la politica, informandoli sulle offerte elettorali. Una sana democrazia esiste là dove esiste il dibattito grazie ai media. Tuttavia in Ticino stiamo assistendo, in generale, ad un impoverimento dell’offerta redazionale su cui dobbiamo vigilare.

 

- Lei è presidente di Locarno-Viva, associazione che si occupa dell'organizzazione della Rotonda durante il Festival del Film. Cosa pensa del divertimento in Ticino? Il nostro Cantone è sufficientemente attrattivo?

In questo campo a mio parere si può fare di meglio. Nel corso dell’anno si possono raccogliere centinaia di locandine, manifesti e volantini che raccontano di un territorio vivo e ricco di iniziative che andrebbero per lo meno coordinate. Tutti offrono di tutto in modo confuso. Si potrebbe concludere che vada tutto più o meno bene: in realtà il tema è più complesso e meriterebbe una riflessione più approfondita e che consideri l’allarmante deficit delle strutture recettive. È tuttavia utile ricordare che in Ticino viviamo, a mio parere, una preoccupante dualità. Il conflitto generazionale di due politiche in netta contrapposizione: la prima, nata decenni fa, incentrata al riposo e silenzio. Mentre la seconda, più attuale,  volta ad offrire maggiori attività di animazione e offerte turistiche. È necessario avere il coraggio di scegliere una via, condividerla con tutte tutti gli attori in campo e perseguirla. Si tratta di un lavoro complesso ma fondamentale. È pure imperativo che il Cantone e i Comuni si adoperino per creare delle migliori condizioni, meno restrittive (pianificazione, regolamenti e normative)  e soprattutto, meno onerose.  Propendo per questa seconda via, che sostengo caldamente, con l’auspicio è che si possa uscire da questa difficile situazione di recessione, perché il Ticino merita di più .

 

- Cosa le piace fare nel suo tempo libero?

Amo leggere, far lunghe passeggiate nel bosco, amo lo sport in generale e, quando il tempo lo permette, viaggiare con la mia dolce metà.

 

- Ci dica, in poche righe, per quale motivo dovremmo sostenerla.

Quando ci si candida ci si offre all’elettore, e come in un rapporto di amicizia si chiede fiducia. Nella semplicità quotidiana, come voi, desidero offrire le mie competenze, le mie esperienze e il mio contributo. Chiedo fiducia che intendo ripagare attraverso l’impegno e il sacrificio. Uno di voi per portare a Berna la voce “dàla nosa gent”. Sto correndo….!